Genesi di un prodigio e di un’icona: san Francesco di Paola e lo Stretto di Messina
Come nacque il racconto del miracoloso passaggio sul mare per raggiungere la costa siciliana, secondo i testimoni compiuto con l’ausilio di un mantello che fece da zattera (oppure da vela)
Francesco di Paola, che storia la sua… ci vorrebbe una serie a puntate per raccontarla tutta. 500 anni sono passati da quando fu proclamato santo, una delle storie sacre più belle del ‘400. Il maggio del 2019 è stato il cinquecentenario della sua Canonizzazione, si è celebrato quel glorioso Primo Maggio di tanto tempo fa. Prima del 1519 furono celebrati i “processi”, da parte delle autorità ecclesiastiche, per accertare l’attendibilità di prodigi e guarigioni compiute, una serie di testimonianze che oggi si possono consultare negli archivi e sui libri curati da storici meticolosi.
Dei vari interventi miracolosi, soprannaturali oseremmo dire, è proprio l’episodio arcinoto dell’attraversamento dello Stretto di Messina quello probabilmente più romanzato, o addirittura inventato. Diciamo che l’Arte – nelle sue molteplici forme, anche la Musica – oramai ha incoronato quell’episodio quale simbolo della storia del frate paolano. Gli studiosi di Storia sono molto più cauti. Solo due testimoni infatti, tra le centinaia di audizioni, ne parlano. Il racconto più articolato lo fa un religioso di Arena, che però parla di una storia tramandatagli da suo padre. Francesco stava andando in Sicilia, siamo negli anni ’60-‘70 del ‘400: probabilmente aveva accolto l’invito di suoi seguaci a valutare la costruzione di un convento di Minimi a Milazzo, che infatti si farà negli anni a seguire. Su una spiaggia reggina chiese a un barcaiolo uno “strappo”, chiese la cortesia di accompagnarlo gratis sulla sponda siciliana. Ebbe un rifiuto. Tal Pietro Colosa lo avrebbe fatto solo dietro compenso, ma il nostro santo non aveva nulla da dargli. Giusto il tempo di qualche minuto di riflessione per assorbire il rifiuto, e i presenti videro Francesco camminare sulle acque. Attenzione: ancora, al tempo dei processi, non era uscita fuori l’immagine del mantello usato come zattera o come vela ⛵ . L’iconografia, per come la si conosce oggi, cominciò a diffondersi sul finire del ‘500, forse per merito di Ignazio Danti. A questo artista era stata commissionata dal Papa la “Galleria delle Carte Geografiche” – visitabile in Vaticano. È un vasto corridoio, splendidamente decorato, che conduce alla Cappella Sistina: il luogo dove il pontefice «andava a passeggio per l’Italia senza uscire dal Palazzo». Proprio in questa ampia sala Danti dovrebbe essere stato tra i primi a rappresentarlo nell’atto di attraversamento del mare, mentre sta in piedi sul suo scuro soprabito. Il santo in versione navigatore compare in un affresco vicino alla carta della Calabria… e molti di voi saranno curiosi di vederlo ☝ . Stavolta il web non ci assiste, tocca andare nei palazzi vaticani!!
Giacomo Sorrenti, in un suo pregevole lavoro di ricerca, ci spiega che tale «affresco può essere considerato come la canonizzazione del miracolo operato dal santo sullo Stretto perché, tra numerosissimi miracoli e di fronte a molti aneddoti agiografici, probabilmente più documentati, questo – con quello della fornace ardente riparata – è stato voluto nelle stanze del Papa, corredato dalla didascalia lapidaria latina ‘San Francesco di Paola usa il mantello come naviglio’. Non è da pensare che anche la più piccola raffigurazione presente in un sito così importante non sia stata studiata, scelta accuratamente, ponderata e discussa col pontefice e con una commissione incaricata, dallo stesso, di soprintendere ai lavori, soprattutto riguardo ai temi religiosi trattati a coronamento del tema geografico». Raffigurazione approvata anche dai Minimi, per Sorrenti non v’è dubbio. Da quell’ultimo scorcio di Cinquecento, quindi, ecco diffondersi quell’immagine che diverrà la scena più famosa in cui è celebrato il Patrono della Calabria e della Gente di Mare.