Tropea e la grande fama letteraria
Acclamata dai tedeschi, Tropea è dagli anni Sessanta la località calabrese che attrae più turisti. Sono soprattutto vacanzieri amanti del mare, accorsi da mezza Europa e dall’America.
A cosa dobbiamo questa fama? Le guide di Core Calabro sono in grado di raccontarvelo e di informarvi su cosa vedere a Tropea, la “capitale” della Costa degli Dei.
Tropea possiede caratteri “da cartolina”, certamente dovuti a un’ampia letteratura di viaggio prodotta nel ‘700 e nell’800 da un folto gruppo di scrittori viaggiatori.
Si tratta di avventurieri, narratori di varia estrazione, osservatori militari, funzionari di governo, tutti passati in Calabria per degli scopi ben precisi. Non solo turisti, dunque.
Tropea, meta di turismo culturale
I viaggiatori settecenteschi e ottocenteschi hanno consegnato le loro “diapositive” e i loro racconti – quasi come antesignani dei travel blogger – al nascente fenomeno sociale del turismo di svago.
Nella seconda metà del XIX secolo il mondo dei viaggi comincia a somigliare al moderno turismo di massa, grazie alle agenzie di viaggi, alle guide turistiche su carta e al progresso nei mezzi di trasporto. Nuove rotte, più lunghe, in cui si muovono gruppi sempre più numerosi.
È così che si sono creati degli itinerari di viaggio nella splendida Costa degli Dei, grazie proprio ai resoconti dei turisti esploratori dell’epoca precedente.
Da Henry Swinburne (Viaggio in Calabria è del 1777-78) a Duret de Tavel (Lettere dalla Calabria è scritto nella prima decade del 1800), ciascun viaggiatore è rimasto colpito dalla rupe a picco sul mar Tirreno sulla quale sta Tropea.
La spiaggia dorata e il mare turchese
Quando dici il suo nome, ad ogni modo, scorrono nella mente le immagini di un mare turchese incredibilmente vicino alle tonalità caraibiche.
Tropea e il mare sono inscindibili. Come ben argomentò, poeticamente, l’abate Francesco Sergio nel 1720, definendola Sposa del Mare.
Un borgo che ha sempre avuto un rapporto speciale con la marineria, ma che allo stesso tempo ha sviluppato un’economia agricola eccellente.
A ciò si aggiungano le squisitezze casearie e di salumi provenienti dall’altopiano del monte Poro e dalla valle del fiume Mésima.
La Cipolla Rossa di Tropea
È vero, il nome Tropea evoca le immagini del mare azzurro più bello di Calabria, oppure le cartoline di un grande scoglio con in cima una chiesetta misteriosa.
Ma come non pensare anche a quel rosso magenta, dolce e croccante, della cipolla più famosa dell’agricoltura meridionale.
Questa cipolla, ingrediente di lusso nella gastronomia tipica tropeana, è oramai diventata anche il pezzo forte dello shopping, poiché non c’è comitiva di turisti che non esca dal centro storico di Tropea con una treccia di cipolle nella busta.
Il nome Tropea
Una curiosità. È probabile che il nome Tropea derivi da quello che era un tempo il proprietario-amministratore di latifondo ecclesiastico, tale Tarpeanus o Trapeianus.
Il documento più attendibile, nel Medioevo (anno 559), è una lettera del Papa spedita proprio nella Trapeiana Massa (una serie di fondi agricoli) per dirimere una questione familiare, ovvero un marito scappato di casa, che aveva abbandonato la moglie e i figli per accasarsi da un’altra parte.
Essendo che essi coltivavano una terra nella Trapeiana Massa e dipendevano dalla diocesi e dunque dalla Chiesa di Roma, la moglie aveva denunciato tutto chiedendo l’intervento addirittura del pontefice.
La rivalità tra nobili e clero
La cittadina per gran parte della sua storia è stata governata e gestita dalle famiglie possidenti (un’oligarchia).
Il ceto nobiliare molto spesso è stato in competizione con il vescovo di turno, considerato che la chiesa romana disponeva di molte terre.
La Tropea bizantina e quella normanna
A proposito del rapporto con la religione, c’è da dire che a Tropea sono ben evidenti l’incrocio, la transizione, l’amalgama tra cultura bizantina e cultura cattolica occidentale.
Le visite guidate per il paese e nei luoghi storici di Tropea evidenziano l’importante influenza culturale di Bisanzio – si veda soprattutto l’icona della Madonna di Romania, di cui non inganni il nome perché è riferito appunto all’Impero Romano d’Oriente. Con ‘Romania’ nel Medioevo si intendeva la parte continentale del blocco orientale dell’ormai ex grande Impero Romano.
Questa madonna è l’oggetto di culto più interessante presente nel duomo, una figura probabilmente rielaborata nel 1300 da artista di scuola giottesca.
Ma lo stesso edificio religioso – che è concattedrale della diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, risale al dominio dei Normanni.
Con i cavalieri normanni si ristabilì la preminenza della liturgia cattolica romana, favorendo la diffusione di taluni ordini monastici.
La cartolina di santa Maria dell’Isola, la chiesetta sullo scoglio
É significativo che la chiesetta sullo scoglio grande (santa Maria dell’Isola) sia ancora una proprietà dell’abbazia di Montecassino.
Ai benedettini fu donata da Ruggero, il figlio di Roberto il Guiscardo, leader normanno.